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Il servizio di messaggi anonimi Sarahah sta spopolando sull’ App Store, è una nuova app di instant messaging lanciata il 13 giugno sul mercato americano ed è diventata in brevissimo tempo un/enorme successo. È infatti l’ app più scaricata per iOS e seconda in classifica tra le più scaricate per Android secondo App Annie, il sito che analizza quotidianamente il mercato delle app. L’ anonimato riscuote sempre successo, motivo per cui l’ applicazione arabo-saudita per l’ invio di messaggi vorrebbe permettere alle persone di abbattere le barriere della libertà d’ espressione, ma il rischio “Yik Yak” è dietro l’ angolo.

Sarahah è un social network che consente di mandare e ricevere messaggi anonimi. L’ idea originaria era quella di fornire ai dipendenti uno strumento per inviare feedback ai propri capi in maniera più diretta possibile, senza filtri: il nome, in arabo, significa infatti onestà, franchezza. Inoltre questa crescita virale impressionante di Sarahah non fa altro che riproporre i problemi che da anni affliggono le app di Instant Messaging anonime (e non solo): rispetto della privacy, cyberbullismo e discorsi violenti o che incitano all’odio.

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È stata creata dall’ arabo-saudita Zain al-Abidin Tawfiq, che lavora a tempo pieno come analista per un’azienda petrolifera e crede che sui posti di lavoro ci sia una questione aperta, riguardo a uno scambio tra i lavoratori e i loro datori. Il più grande problema di internet, in termini sociologici, sta proprio nello schermo che separa le persone dalla vita reale rendendole anonime e questo permette il fenomeno dei cosiddetti “leoni da tastiera”, cioè quelle persone che tengono comportamenti aggressivi, intimidatori e violenti onlinedove sono difesi dall’anonimato o da un nickname, e che difficilmente sarebbero socialmente accettati offline.

Sarahah come idea è piaciuta subito, e da semplice sito professionale quale era (lanciato nel novembre del 2016), è stato poi aperto a tutti, fino a diventare una app a metà giugno. Da lì è l’ inizio di un successo inaspettato: in pochi giorni ha scalato le classifiche grazie agli influencer a cui è stato chiesto di lanciarla, che hanno alimentato i download con i link ai propri profili Sarahah nelle Stories di Instagram, e poi su Snapchat. Nel 2016, l’ ideatore ha cominciato a condividere l’app anche nella sua cerchia di amici, pensando che il meccanismo dell’anonimato che conduce a una maggiore libertà d’espressione sarebbe stato utile anche al di fuori dai contesti professionali. Decide di passarla a un amico influencer e così Sarahah prende piede in men che non si dica.

L’ ideatore Tawfiq ha raccontato di aver creato il servizio con le migliori intenzioni, senza pensare alle possibili derive. Ora tuttavia ci sono filtri per bloccare parole offensive, e per selezionare gli utenti iscritti da cui ricevere i messaggi, ma il rischio che Sarahah venga usato nel modo peggiore dai cyberbulli c’è. Tawfiq ha infine affermato: “Vivo in un tipo di società, quella araba, in cui dire le cose per come si pensano è un’ abitudine: tuttavia, esistono delle barriere, come il rispetto dell’ età, per esempio”.